Dottore in Tecniche Psicologiche, Giornalista e Formatore, insegna a professionisti e imprese di tutta Italia a parlare in pubblico in modo professionale. In questa intervista ci ha raccontato che la naturalezza con cui parliamo tutti i giorni è fondamentale anche quando siamo di fronte a una telecamera o pubblichiamo un contenuto su Internet, perché fondamentalmente quello che stiamo facendo è lo stesso: creare relazioni.
Ciao Patrick! Com’è nata la tua passione in questo campo? Raccontaci la tua esperienza.
Da giornalista e formatore mi sono sempre chiesto come io riesca a rendere chiara la mia comunicazione, quando inevitabilmente questa cosa non riesce a tutti con la stessa facilità. In particolare mi ha sempre affascinato la distinzione tra lingua parlata e lingua scritta. Per queste ragioni, nel tempo, ho cominciato ad approfondire “come” facevo certe cose, e a mettere insieme le competenze che avevo acquisito negli anni anche attraverso i miei studi universitari. Da questo incontro tra esperienze e formazione personale sono nati i miei corsi di comunicazione e i cinque libri che ho pubblicato in questi anni. In particolare su questo tema voglio citarti il primo, del 2013, “Crea immagini con le parole”, che è alla base di molti miei corsi.
Cosa non può mai mancare nella tua “cassetta degli attrezzi”?
Se per “cassetta degli attrezzi” ti riferisci a quella del formatore, mi limito a dirti che in aula porto con me un concetto molto importante, che poi declino in molti modi: comunicare significa “mettere in comune”, e questa è la base su cui fondo molte mie lezioni in aula. Se invece per “cassetta degli attrezzi” vogliamo identificare, in maniera un po’ meno poetica, gli oggetti che porto all’interno dei corsi, con me c’è sempre un leggio, un tablet per fare presentazioni senza fili e scrivere direttamente sulle slide, e il microfono, anche in ambienti piccoli. Questo perché è importante che i corsisti possano fare il più possibile esperienza pratica di Public Speaking durante le lezioni.
Hai una filosofia di vita o motto che guida il tuo percorso?
Penso che in comunicazione non esistano formule magiche, che ciascuno di noi abbia caratteristiche e risorse comunicative diverse, che spesso vanno valorizzate di più. E penso anche che quando comunichiamo facciamo sempre del nostro meglio, e che per questo motivo sia importante saperci dire grazie per come stiamo comunicando in questo momento. Prendere consapevolezza di questo aspetto secondo me può rendere molto più facile (e umana) l’esperienza della comunicazione in pubblico.
Qual è oggi, secondo te, la chiave per avere successo online?
Non cambiare i nostri comportamenti pensando che pubblicare un contenuto su internet sia troppo diverso dal presentarlo a un pubblico in carne e ossa davanti a noi: quando stiamo in rete creiamo contenuti e relazioni, esattamente come facciamo nella vita reale. E quando registriamo un video da pubblicare sul web (uno degli argomenti di cui mi occuperò nel workshop che terrò a Deegito), credo sia importante continuare a considerare che ancora una volta stiamo “mettendo in comune” qualcosa, senza aggiungere troppe sovrastrutture sui gesti da fare, sul tono di voce da usare, eccetera. Credo sia importante mantenere più o meno la stessa naturalezza che ci contraddistingue nella vita di tutti i giorni, anche se siamo con un microfono e una telecamera davanti. Uno dei miei libri, “Parlare al microfono”, del 2017, si conclude così: “Ho imparato che c’è un unico pubblico, che merita rispetto perché ci sta dedicando attenzione. Un pubblico che è fatto di esseri umani, sia che si trovino davanti a un volantino, a un monitor, a una radio, a un televisore, a un palco. Perché non sarà il contesto a cambiare il bisogno naturale di comunicare tra esseri umani, da esseri umani”.
Quali pensi siano le prospettive future del digital marketing e i nuovi trend che potrebbero imporsi?
Una cosa che mi è chiara da questi anni di esperienza di divulgazione sul web è che le modalità di comunicazione e di fruizione dei contenuti cambiano in fretta, senza che nemmeno ce ne rendiamo conto. Se riusciamo a non farci travolgere dai cambiamenti delle piattaforme, dal fatto che le scelte multimediali che ci vengono richieste continuano a modificarsi nel tempo, se riusciamo a restare fermi e solidi in mezzo al vento forte degli algoritmi, se riusciamo a comunicare e a far sentire la nostra voce mantenendoci un po’ più allineati a quello che sentiamo, ecco, metà del nostro lavoro di comunicatori è già fatta. E continueremo a mantenere una presenza sul web unica e ben riconoscibile.
Quali consigli ti sentiresti di dare a un giovane che volesse intraprendere la tua carriera?
Di studiare, tanto, e di qualificarsi. È importante che quando le persone entrano in aula con te siano certe di seguire una lezione tenuta da un professionista con credenziali e competenze solide. Ci ho sempre creduto da corsista, quando a mia volta ho seguito dei corsi, ci credo da sempre da formatore, da quando sono entrato in aula per la prima volta per fare lezione.
Quale pensi sia il valore aggiunto di un festival come Deegito?
Può suonare retorico, eppure oggi secondo me è molto importante tornare a creare relazioni e scambi di visioni tra le persone. Riuscire a incontrare persone che provengono da esperienze professionali diverse tra loro, credo sia determinante per confrontarsi e consolidare una propria visione del mondo digital e di internet.